lunedì 9 marzo 2015

Clash of Clans e i giochi-orticello

Sì, sono caduto in Clash of Clans. E trovo assurdo come la mia vita stia assumendo sempre più delle sfumature alla Trainspotting mentre accumulo oro, elisir e trofei in questa piccola diavoleria mobile.
Scegliete le console, scegliete un pad e una televisione.
Scegliete i tripla A, scegliete i giochi con una grafica da urlo.
Scegliete la next-gen, scegliete PS4, One o WiiU.
Scegliete di lamentarvi della durata di The Order 1886.
Scegliete di lamentarvi delle poche esclusive.
Io ho scelto di non scegliere.
Io ho scelto Clash of Clans.






A parte la precedente apparentemente tragica pseudo-citazione, sì, gioco a Clash of Clans ogni giorno, ma non è che abbia un impatto così forte sul mio vivere. Questo per la natura da “simulatore di vita campagnola”.
Andiamo con ordine: cos’è Clash of Clans? Fondamentalmente uno strategico-gestionale il cui scopo è costruire un villaggio e dotarsi di un esercito per demolire e razziare altri villaggi, oltre che di difese (mura, cannoni, mortai) per, appunto, difendersi dalle razzie degli altri giocatori. OGNI singolo elemento del gioco può essere potenziato e raggiungere più livelli: questo miglioramento costa oro, elisir e, soprattutto, tempo. Si comincia con un miglioramento di un paio di minuti e si va avanti raggiungendo anche giorni interi e ci viene richiesto di aspettare quarantott’ore per migliorare il municipio al livello 5. Oltre a questo, di cui parleremo approfonditamente più tardi, il gioco soffre di alcuni problemi di matchmaking per quanto riguarda l’online, che spesso e volentieri ti porta ad affrontare avversari decisamente fuori dalla tua portata.


Ma torniamo al fattore tempo.
Il fattore tempo ci riporta al concetto di “gioco-orticello”. Di fatto, in Clash of Clans, ti svegli la mattina e raccogli l’oro e l’elisir che sono magicamente cresciuti durante la notte, frutto di un duro lavoro di miglioramenti di miniere ed estrattori di elisir a livello 50000. Usi l’oro per migliorare il cannone, per difenderti: domani alle 12 sarà pronto. Usi l’elisir per migliorare l’accampamento (in modo che possa ospitare più truppe) e anche per arruolare qualche soldato in più. Uno sguardo alle statistiche, uno sguardo agli scudi, fine. Tempo totale della partita: un minuto a dir tanto. Non riguarderai il gioco fino a quando gli edifici nuovi non saranno pronti, diverse ore dopo, per dedicarci ancora qualche secondo (a meno che tu non sferri qualche attacco ad altri giocatori, nel qual caso si passa anche a cinque minuti). Clash of Clans (e i giochi dello stesso genere) richiedono pochissimo tempo in ogni sessione e si inseriscono, senza troppa prepotenza, nella vita del giocatore, che diventa responsabile del suo “orticello” a cui si dedica, poco alla volta, giorno dopo giorno.
Poi magari un giorno si sveglia e trova il suo orticello demolito da qualche ragazzo asiatico con gli arcieri di livello 5.

Questo NON è un buon modo di disporre le mura.
Siamo di fronte ad un nuovo genere videoludico, che trova nel mercato mobile la sua unica casa: è impensabile accendere una console (fissa o portatile che sia) per giocarci pochi secondi. Clash of Clans (e i suoi colleghi come Family Guy – Quest for Stuff) dà finalmente (o purtroppo? Punti di vista) una dignità al videogioco su dispositivi mobile, con un genere tutto suo. Ovviamente si tratta di un genere con i suoi lati negativi: si tratta sempre di titoli gratuiti che puntano necessariamente sulle microtransazioni (che poi alla fine tanto micro non sono). Nel caso specifico di Clash of Clans, le microtransazioni permettono di acquistare “gemme” che annullano i tempi di miglioramento: niente di particolarmente utile, fortunatamente, anche perché le gemme possono essere recuperate (moooooolto lentamente) anche senza questi metodi. Ma non posso dire lo stesso di altri giochi.

La morte è un aspetto fondamentale di Clash of Clans.
Grazie al genere orticello, in definitiva, il mercato mobile si sta differenziando sempre più da quello console/PC, verso una sua identità. È un bene? È un male? Solo il tempo saprà dircelo. Io personalmente trovo che sia un bene, perché i tentativi dei giochi per cellulare di emulare le produzioni tripla A su console si sono sempre rivelati decisamente maldestri: non esiste che ci sia un action hack’n’slash su un dispositivo senza tasti.

Ci sarebbe anche da parlare della questione “I giochi mobile rubano spazio ai giochi per console”, ma è un argomento troppo vasto per essere incluso a margine di quest’articolo. Magari affronteremo l’argomento un’altra volta.

Questa, in definitiva, era la mia opinione su Clash of Clans e sul suo genere. Ve lo consiglio? Perché no, è gratis ed è un buon inizio per “documentarsi” sul genere orticello. Basta con tutto questo odio sul mercato mobile, su!

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