Due settimane di fila a tema Final Fantasy, per la
gioia di tutti i fan della saga di giochi di ruolo giapponese più famosa del
mondo videoludico. Ma, se lunedì scorso ho espresso pareri decisamente positivi
sulla demo di Final Fantasy XV, quest’oggi
mi ritrovo a scrivere un Coming Out su uno dei capitoli più amati della saga. E
se di Coming Out si tratta, capirete che stiamo parlando di un Final Fantasy
che non mi è andato giù. Paradossalmente, si tratta pure del gioco che mi ha
fatto avvicinare alla saga.
Ben ritrovati quindi a Coming Out, la rubrica
scomoda che le lobby delle testate giornalistiche vorrebbero distruggere.
Terza elementare.
Un giovane Tivo decide di avvicinarsi per la prima
volta alla saga di Final Fantasy, senza un particolare interesse per il mondo
dei J-RPG, anzi, senza conoscere il significato dell’acronimo J-RPG, ma solo
perché “l’ha visto da suo cuggino”. Tivo, che nutre una grande ammirazione nei
confronti del cuggino, desidera da tempo emulare le sue imprese videoludiche,
riconoscendo comunque di avere un certo interesse per quella particolare
avventura fatta di dialoghi su dialoghi e combattimenti “tipo Pokémon”.
È amore, puro e incondizionato. Del resto, il solo
fatto di essere diviso in quattro dischi lo rende, agli occhi del giovane e
ingenuo Tivo, un capolavoro non solo del mondo videoludico, ma anche di quello
ingegneristico. Ma oltre a questo, il protagonista duro come la roccia,
affiancato da un comprimario esaltatissimo e da una professoressa sexy (sebbene
l’importanza dell’essere sexy ancora sfuggiva al fanciullo), opposto a un
rivale ancora più duro, ma decisamente più spaccone, sono qualcosa che il
ragazzo non ha mai visto in un videogioco, nella sua carriera costellata di
giochi basati su cartoni animati. Final
Fantasy VIII, con la sua trama, introduce Tivo, ad appena otto anni, ad un
modo più maturo di intendere il videogioco.
Ma ha otto anni e questo ancora non lo capisce.
Lui semplicemente si diverte ad evocare i Guardian Force (i mostri che si
possono evocare in FF VIII) e a leggere i dialoghi, comprendendone sì e no la
metà. Ed è contento così, si sente grande come il cuggino e, pur non riuscendo
ad andare oltre il secondo disco, reputa Final
Fantasy VIII uno dei suoi giochi preferiti in assoluto. Non immagina
minimamente che, dodici anni dopo, ne scriverà le peggio cose sul suo sito.
Time-skip.
Cinque anni dopo, Tivo non è più un bambino, ha
ormai tredici anni e una carriera videoludica più sostanziosa sulle spalle. Ma
soprattutto, grazie a quel Final Fantasy
VIII che ha amato alla follia, ha deciso di continuare a seguire la saga e
ha da poco portato a termine quello che sarebbe diventato il suo secondo Final
Fantasy preferito: Final Fantasy X.
In fissa totale per Final Fantasy, Kingdom Hearts
e la Square in generale, ritrova quel Final
Fantasy VIII da lui mai portato a termine e decide di buttarcisi.
All’inizio trova tutto come lo ricordava: il
filmato introduttivo, l’inizio al Garden di Balamb, il combattimento contro
Ifrid.
Ma poi comincia a notare che qualcosa non va.
Qualcosa che era sempre stato sotto i suoi fanciulleschi occhi, ma che mai
aveva avuto la capacità di notare. Prima di tutto, si accorge che per passare
da un livello a quello successivo sono necessari sempre 1000 punti esperienza.
Questo rende di fatto possibile arrivare al livello 99 all’inizio del gioco,
senza faticare molto più che nei punti più avanzati. Ma soprattutto, i boss
crescono insieme ai personaggi. Fermarsi a fare esperienza più del necessario
non è particolarmente produttivo, se non per procurarsi le magie.
Le magie.
Non ci sono MP in Final Fantasy VIII: le magie vanno assorbite dai nemici. Ad
esempio, da un mostro posso assorbire 4 unità di Fire, il che significa che,
dopo averle assorbite, potrò usare Fire quattro volte, prima di rimanere a
secco e dovermela procurare di nuovo. Ma le magie possono anche utilizzate per
il “Junction System”, un sistema che permette di associare una data magia ad un
personaggio per aumentarne un certo parametro: più unità di magia si
posseggono, più alto è il boost che il parametro riceve.
Ad alcuni questo sistema è piaciuto. Io invece lo
ritengo il più scomodo sistema di crescita della storia. Dover affrontare
decine e decine degli stessi mostri solo per ottenere 99 unità di ogni magia
era quanto di più noioso ci fosse.
I Guardian Force.
Quando era piccolo, Tivo era solito affrontare le
boss battle (le uniche battaglie che affrontava, tra l’altro) sparando a
manetta tutte le evocazioni di cui disponeva. Questo si traduceva in minuti e
minuti (e minuti) di mini-filmati non skippabili che di mini avevano ben poco
in cui il Guardian Force di turno sferrava la sua super mossa. Tra Ifrid che si
spezzava in due la schiena solo per dare una mazzata ad una meteora e Shiva che
se ne stava con la uallera al vento, le battaglie erano un susseguirsi
ininterrotto di questi filmati. Del resto, perché non usarli? Sono di gran
lunga gli attacchi più potenti del gioco e, finché i G.F. hanno HP, non c’è
limite al loro utilizzo. Mentre i filmati venivano riprodotti, Tivo leggeva
intere pagine di Harry Potter, senza rendersi conto che questo, in termini di
gameplay, era un problema non da poco.
Il Tivo di poco più attempato di cinque anni dopo
se ne rende conto con la bocca colma di un sapore amaro, mentre si capacita di
non avere più l’età per perdere tempo guardando i soliti filmati, ma neanche
per buttare giù un boss a colpi di attacchi che tolgono un quarto degli HP di
quanti ne toglie un G.F.
E se già il gameplay era da suicidio, ben presto Tivo
si rende conto che la storia, che lui ricordava epica, non è poi questo gran
capolavoro. Non tanto per la trama in sé, quanto per il fatto che, dopo il
secondo disco, tutto degeneri e gli autori si dimentichino dei personaggi
secondari (Irvine? Chi cazzo è Irvine? Quistis CHI?) per lasciare tutto lo
spazio a Squall e Rinoa, che saranno anche dei bei personaggi, ma non si
azzoppa l’80% del cast per mettere in luce i protagonisti.
Il Tivo tredicenne ripone il cofanetto da quattro
dischi con una lacrima amara. Proverà a riavvicinarsi al gioco qualche anno
dopo, ma l’opinione non cambierà di una virgola.
Eppure, lui conserva ancora dei bellissimi ricordi
di Final Fantasy VIII. È la fregatura
(o il merito) dell’infanzia: gli occhi di un bambino stampano i ricordi nel
cervello con l’inchiostro indelebile. Cercare di opporsi all’amore che,
nonostante tutto, prova ancora per l’avventura di Squall, all’amore che prova
per tutta la saga proprio grazie a quel mezzo disastro, è inutile.
Ecco, forse mi rifiuto di odiare Final Fantasy VIII proprio per un senso
di gratitudine nei confronti di tutto ciò che l’intera saga mi ha dato.
Perché, se non fosse stato per quel Tivo ingenuo
che non si rendeva conto di avere tra le mani un gioco a cui ora darebbe un 5,
mi sarei perso le gioie di tutti i capitoli successivi, non mi sarei ritrovato,
la settimana scorsa, a scartare con ansia la mia copia di Final Fantasy Type-0.
Quindi non posso fare altro che dire: grazie,
Square-Soft, per Final Fantasy VIII.
Però davvero, potevate farlo meglio.
La ost però é veramente QUALCOSA.
RispondiEliminaHo ancora il Balamb Garden theme nella testa <3
Per non parlare delle scene in cgi che si univano al gameplay in maniera fluida, al tempo lasciavano veramente a bocca aperta.
EliminaDiciamo che la realizzazione audio-visiva resta sugli alti standard della serie, su questo sono decisamente d'accordo!
Eliminaamo totalmente io
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