domenica 23 marzo 2014

Max Payne 2: il trionfo del noir

Incredibile come, spesso, la differenza, in un gioco, la faccia la piattaforma su cui gira. Max Payne 2 è il seguito di uno dei primi sparatutto in terza, quando ancora la concezione di TPS era "un FPS con il modello poligonale del protagonista in mezzo allo schermo", uscito originariamente su PC e poi convertito per PS2 e Xbox. L'anno scorso trovai a 10 euro la versione PS2, ma la abbandonai dopo una settimana scarsa per un semplice motivo: era ingiocabile. Rallentamenti, il dover mettere in pausa per salvare, per non parlare delle "fasi platform".
Poi la settimana scorsa l'ho ri-comprato su Steam a poco più di 3 euro, e si è scoperto che Max Payne 2 su PC è un bel gioco.



Va detto, anzitutto, che un Max Payne senza la grafica fluida non è degno di essere neanche minimamente considerato. E questo non per chissà quale esigenza meramente estetica, ma per il fatto che un Bullet Time scattoso non è un Bullet Time. E dal momento che Max Payne È il Bullet Time, un Max Payne senza la grafica fluida non è un Max Payne e rischia (come è successo a me) di venire abbandonato dopo pochi giorni.


Perché, senza le bestemmie che sgorgano a profusione dalla bocca del videogiocatore PS2 perché non riesce a mirare ai nemici, Max Payne 2 è una storia noir ancora più bella del primo capitolo: più varia, più profonda, con situazioni più diversificate.
Ciò non significa comunque che in tutto il gioco si faccia qualcosa di diverso dallo sparare al rallentatore ma, per quel poco che dura (4-5 ore) è più che sufficiente. 


Perché, quando lo sparare a vista comincia a risultare ripetitivo, ci si mette la trama a risollevare il morale, con dei monologhi scritti da Dio e recitati allo stesso modo, persino dal doppiatore italiano.
Max Payne 2 è un'estensione del primo capitolo in tutti i punti di vista: grafica, trama, varietà, ambientazioni e risulta, pur senza toccare vette irraggiungibili di bellezza, un gioco da provare. Impossibile non venire conquistati dai discorsi di Max Payne, impossibile non essere ammaliati almeno minimamente da Mona Sax, impossibile non amare il tenebroso tema musicale.

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