domenica 15 settembre 2013

The Walking Dead - The Game, il degno GOTY

Si era scritto, nel finale a sorpresa dello scorso post, che il gioco di The Walking Dead (quello bello della Telltale, non quella pataccata di Activision) era qualcosa come il miglior gioco di sempre. Ora, avendo appena completato anche il DLC, a mente fredda, posso azzardare un ragionamento più pacato. Perché TWD - The Game non è il miglior gioco di sempre, è SOLO UN CAPOLAVORO DI SCENEGGIATURA E COINVOLGIMENTO EMOTIVO.


Dopo una buonissima avventura dedicata al mondo di Back to the Future, la Telltale prende in custodia l'universo del fumetto "The Walking Dead" (forse la zombie-saga più famosa nel panorama fumettistico ma anche non) per ricavarne una "season" composta da cinque episodi dal ritmo narrativo perfetto, senza punti morti, con personaggi indimenticabili e umanissimi.
In questa nuova avventura il giocatore è chiamato a vestire i panni di Lee Everett, uomo dal passato oscuro, che si ritrova a vivere l'apocalisse zombesca del fumetto sin dal primo giorno della diffusione del virus.
Poste le premesse, prendiamo ora in esame i "punti caldi" di questo capolavoro:


Conseguenze.
In TWD ci viene data la possibilità di scegliere, e ogni scelta ha una conseguenza. Bisogna sempre misurare bene le parole prima di parlare, perché un insulto di troppo può provocare reazioni pericolose nei compagni di viaggio. Inoltre, ogni episodio è animato da una serie di "scelte morali" meravigliose. Meravigliose nel senso che prendere una decisione è davvero difficile, e anche dopo averla presa ci si continua a chiedere se fosse quella giusta, lasciando che il dubbio e anche il pentimento si insinui dentro la nostra mente.


Clementine.
Quella dannata bambina è forse il primo personaggio molto giovane che mi va a genio in una storia di zombie. Spaventata ma non troppo da risultare un peso, intelligente quel tanto che basta per non fare stronzate (vero, Carl Grimes della serie TV?), dura per la sua età, ma anche dolce e amorevole, perché dopo tutto ha pur sempre 8 anni. Clem è un personaggio inserito perfettamente nel contesto narrativo, matura per la sua età ma pur sempre credibile. È un o' la figlia che tutti vorrebbero avere, non solo in un'apocalisse zombie.


La trama.
Pulita, avvincente, credibile: ci sono gli zombie ed è vero, è reale, tutto ha senso. Colpi di scena, imprevisti, momenti toccanti. Finale magistrale.


Coinvolgimento.
La chiave di tutto il gioco, quello che rende le scelte più sofferte, quello che ci fa affezionare a Clementine e agli altri personaggi, quello che ci fa vivere la trama ancora più intensamente: Lee Everett è talmente ben costruito, nel suo insieme, da avere una sua solida identità e insieme lasciare spazio all'indole del giocatore. Non è Lee a diventare noi, siamo noi a diventare Lee.


Si potrebbe spendere qualche parola anche sul gameplay, ma non c'è molto da dire: è un'avventura grafica molto "diluita", nel senso che ci sono pochi e banali enigmi e molta più azione, il che non può che essere un bene in un gioco come questo. Ogni tanto diventa un po' macchinoso passare da una zona all'altra per cercare questo o quell'oggetto, ma se e viene fuori in fretta.


Per quanto riguarda l'odiato DLC... beh, io non capisco cosa ci si aspettasse, dopo tutto fin da quando l'hanno annunciato hanno detto che si trattava di un collegamento tra le due stagioni. Mi piacciono i nuovi personaggi, e a quanto pare le scelte del DLC avranno conseguenze nella season 2, quindi sono abbastanza contento di averlo comprato... non è niente di che, ma neanche totalmente da buttare via.

In conclusione, TWD è un racconto interattivo che contribuiamo a scrivere, oltre che a vivere. Interessante la funzione che mostra, alla fine di ogni capitolo, se facciamo parte di quella fetta di giocatori che hanno fatto la scelta X piuttosto che la scelta Y, per rimanere sorpresi di quanti stronzi ci siano nel mondo.
Dispiace solo che il gioco abbia avuto bisogno di appoggiarsi ad un brand già esistente, perché se non ci fosse "The Walking Dead" nel nome, la Telltale avrebbe sicuramente avuto più meriti (e più soldi da non dare a Robert Kirkman). Ah, dispiace anche che la traduzione italiana sia stata fatta veramente con le chiappe. Tra fucili che vengono chiamati "pistola", opzioni di dialogo incomprensibili e casini vari con i pronomi ("voi" invece di "tu" e viceversa, cazzo se capisco io che c'è qualcosa che non va non vedo perché i cosiddetti anglofoni che si sono occupati della localizzazione non l'abbiano fatto).
Una pietra miliare del videogioco, senza esagerare: TWD è destinato ad entrare nella storia.

VOTO: 9.8

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