lunedì 25 marzo 2013

Un TG rivoluzioMario

Si può non parlare di Mario, la nuova serie di Maccio Capatonda (inchino), che si sta finalmente buttando verso produzioni più coraggiose e grandi rispetto ai suoi standard? Sì, si può. Ma 'sticazzi.



Ora, chiariamoci. Mario non è sicuramente il lavoro migliore del Maestro (inchino). Io stesso, prima della messa in onda, avevo seri dubbi. 
Maccio Capatonda (inchino) che fa una serie di ben 18 episodi da VENTI minuti ciascuno? No, non può reggere. Non può passare venti minuti a fare battute, per quanto belle, senza scadere nella ripetitività.
E invece.
E invece Maccio (inchino) ha confezionato, fino adesso, otto episodi in cui, dei venti minuti di durata di ciascuno, non si prende sul serio neanche mezzo secondo, neanche per un istante. Persino i momenti """"seri"""" sono diluiti con qualche battuta sgrammaticata (le più belle mai ideate per quanto mi riguarda) ed è meraviglioso come in ogni servizio del TG ci sia quella didascalia, quel nome particolare, quella parola che identifica univocamente il lavoro come una lavoro del Maestro (inchino) senza perdere smalto.

"Come 'na catapulta!"

Perché magari ci sono dei piccoli momenti morti, perché magari alcune battute sono un po' sottotono, perché magari Rupert Sciamenna non si è più superato dopo l'interpretazione eccelsa del medico Maceti, ma quando vedi Anna Pannocchia sottotitolata, Katherine J Junior che accusa gli zingheri, Herbert Ballerina che da quando è comparso sul piccolo e grande schermo al fianco di Maccio (inchino) ha sempre (SEMPRE) interpretato lo stesso identico personaggio, non puoi non essere soddisfatto.
Non puoi non essere soddisfatto di vedere delle battute sempre nuove, che non scadono praticamente mai nel riciclo.

Cioè, gli attacchi di pane.


(e parlando di serie che non si prendono mai sul serio, stasera c'è The Walking Dead. Ugh.)

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