lunedì 11 febbraio 2013

Il Castello Errante di Howl: quando la poesia trionfa

L'avevo scritto anche nel post di ieri, ultimamente con Ni No Kuni che si aggira tra le PS3 italiane (tranne la mia, ahem) mi è presa la fissa di Miyazaki e dello Studio Ghibli, e ho pensato che, visto che quando è uscito Il Castello Errante di Howl io avevo 11 anni, ed ero uscito dal cinema con un broncio da Oscar perché "che schifo qua, che schifo là", magari rivedendolo a 18 anni avrei saputo apprezzarlo.
E avevo ragione.




Il Castello Errante di Howl è uno dei più recenti lavori di Miyazaki e dello Studio Ghibli (potete smettere di applaudire, grazie), ed è considerato uno dei meno riusciti, seppur bellissimo. Ma ehi, se tutte le opere meno riuscite fossero così...
Tratto dall'omonimo romanzo di Diana Wynne Jones, è la storia di un'umile ragazza, Sophie, e del suo incontro con il mago Howl che, come da titolo, vive in un castello che cammina. Da questa premessa si snoda una storia molto intricata e, purtroppo, poco chiara in certi frangenti, ma comunque godibilissima. Ogni personaggio è perfettamente al suo posto e porta con sé un qualcosa di magico, di poetico, che solo Miyazaki (basta applausi, davvero) sa rendere. Dalla protagonista Sophie, umile ma risoluta e determinata, al mago Howl, dalla personalità controversa ma affascinante, al demone Calcifer, che è impossibile non amare, allo spaventapasseri, che riesce a essere simpatico senza dire niente. Ma anche il mondo, le atmosfere, quel meraviglioso castello sono tutti elementi che creano una sensazione onirica e sognante, tanto che, alla fine del film, non si può non constatare quanto sia noioso il mondo reale senza questa musica.
Tanti temi in questo film, più maturo del precedente La Città Incantata (che comunque non era così infantile come può sembrare), che ti lasciano con una bellissima sensazione di profondo arricchimento.
E vogliamo parlare poi delle animazioni e dei disegni? Celestiali, Miyazaki non si smentisce e migliora con l'avanzamento tecnologico, inserendo anche un filo di 3D senza farlo sembrare fuori posto. Una scena in particolare, quella in cui Calcifer mangia i capelli di Sophie e fa "resuscitare" il castello, rappresenta tutta l'epicità che lo Studio Ghibli può infondere nelle sue opere, epicità che raggiunge l'apice nel momento in cui lo spaventapasseri si mette a seguire il castello: ecco, in quel preciso momento, capisci che sei di fronte a qualcosa di magicamente epico... o epicamente magico.



Ora, è anche giusto che si parli di quei sopracitati frangenti in cui la storia si fa confusa: prima di tutto, non è ben chiaro il rapporto tra Howl e il regno: ha prestato un giuramento? Combatte per il regno o contro di esso? Perché combatte se tanto può vivere libero nel suo castello senza essere cagato da nessuno? E ancora, perché Sophie cambia continuamente aspetto?
Oltre a questo, è totalmente inspiegabile il perché Sophie esca dal castello con Calcifer, facendolo crollare, per poi rientrare e farlo riparare alla bell'e meglio.
Infine, nel passato il giovane Howl è moro mentre, all'inizio del film, è biondo ed è Sophie a fargli cambiare il colore dei capelli mescolando gli incantesimi. Forse in realtà era il biondo dei capelli a essere frutto di un incantesimo, distrutto poi dalla protagonista? In ogni caso, è poco chiaro.



Un vero peccato per questi scivoloni registici, ma nel complesso Il Castello Errante di Howl è assolutamente una delle migliori opere d'animazione del cinema degli anni duemila.
Guardatevelo e amatelo.

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