lunedì 30 marzo 2015

COMING OUT #03: Final Fantasy VIII, col senno di poi, è un disastro

Due settimane di fila a tema Final Fantasy, per la gioia di tutti i fan della saga di giochi di ruolo giapponese più famosa del mondo videoludico. Ma, se lunedì scorso ho espresso pareri decisamente positivi sulla demo di Final Fantasy XV, quest’oggi mi ritrovo a scrivere un Coming Out su uno dei capitoli più amati della saga. E se di Coming Out si tratta, capirete che stiamo parlando di un Final Fantasy che non mi è andato giù. Paradossalmente, si tratta pure del gioco che mi ha fatto avvicinare alla saga.
Ben ritrovati quindi a Coming Out, la rubrica scomoda che le lobby delle testate giornalistiche vorrebbero distruggere.




Terza elementare.
Un giovane Tivo decide di avvicinarsi per la prima volta alla saga di Final Fantasy, senza un particolare interesse per il mondo dei J-RPG, anzi, senza conoscere il significato dell’acronimo J-RPG, ma solo perché “l’ha visto da suo cuggino”. Tivo, che nutre una grande ammirazione nei confronti del cuggino, desidera da tempo emulare le sue imprese videoludiche, riconoscendo comunque di avere un certo interesse per quella particolare avventura fatta di dialoghi su dialoghi e combattimenti “tipo Pokémon”.



È amore, puro e incondizionato. Del resto, il solo fatto di essere diviso in quattro dischi lo rende, agli occhi del giovane e ingenuo Tivo, un capolavoro non solo del mondo videoludico, ma anche di quello ingegneristico. Ma oltre a questo, il protagonista duro come la roccia, affiancato da un comprimario esaltatissimo e da una professoressa sexy (sebbene l’importanza dell’essere sexy ancora sfuggiva al fanciullo), opposto a un rivale ancora più duro, ma decisamente più spaccone, sono qualcosa che il ragazzo non ha mai visto in un videogioco, nella sua carriera costellata di giochi basati su cartoni animati. Final Fantasy VIII, con la sua trama, introduce Tivo, ad appena otto anni, ad un modo più maturo di intendere il videogioco.
Ma ha otto anni e questo ancora non lo capisce. Lui semplicemente si diverte ad evocare i Guardian Force (i mostri che si possono evocare in FF VIII) e a leggere i dialoghi, comprendendone sì e no la metà. Ed è contento così, si sente grande come il cuggino e, pur non riuscendo ad andare oltre il secondo disco, reputa Final Fantasy VIII uno dei suoi giochi preferiti in assoluto. Non immagina minimamente che, dodici anni dopo, ne scriverà le peggio cose sul suo sito.


Time-skip.
Cinque anni dopo, Tivo non è più un bambino, ha ormai tredici anni e una carriera videoludica più sostanziosa sulle spalle. Ma soprattutto, grazie a quel Final Fantasy VIII che ha amato alla follia, ha deciso di continuare a seguire la saga e ha da poco portato a termine quello che sarebbe diventato il suo secondo Final Fantasy preferito: Final Fantasy X.
In fissa totale per Final Fantasy, Kingdom Hearts e la Square in generale, ritrova quel Final Fantasy VIII da lui mai portato a termine e decide di buttarcisi.


All’inizio trova tutto come lo ricordava: il filmato introduttivo, l’inizio al Garden di Balamb, il combattimento contro Ifrid.
Ma poi comincia a notare che qualcosa non va. Qualcosa che era sempre stato sotto i suoi fanciulleschi occhi, ma che mai aveva avuto la capacità di notare. Prima di tutto, si accorge che per passare da un livello a quello successivo sono necessari sempre 1000 punti esperienza. Questo rende di fatto possibile arrivare al livello 99 all’inizio del gioco, senza faticare molto più che nei punti più avanzati. Ma soprattutto, i boss crescono insieme ai personaggi. Fermarsi a fare esperienza più del necessario non è particolarmente produttivo, se non per procurarsi le magie.


Le magie.
Non ci sono MP in Final Fantasy VIII: le magie vanno assorbite dai nemici. Ad esempio, da un mostro posso assorbire 4 unità di Fire, il che significa che, dopo averle assorbite, potrò usare Fire quattro volte, prima di rimanere a secco e dovermela procurare di nuovo. Ma le magie possono anche utilizzate per il “Junction System”, un sistema che permette di associare una data magia ad un personaggio per aumentarne un certo parametro: più unità di magia si posseggono, più alto è il boost che il parametro riceve.
Ad alcuni questo sistema è piaciuto. Io invece lo ritengo il più scomodo sistema di crescita della storia. Dover affrontare decine e decine degli stessi mostri solo per ottenere 99 unità di ogni magia era quanto di più noioso ci fosse.


I Guardian Force.
Quando era piccolo, Tivo era solito affrontare le boss battle (le uniche battaglie che affrontava, tra l’altro) sparando a manetta tutte le evocazioni di cui disponeva. Questo si traduceva in minuti e minuti (e minuti) di mini-filmati non skippabili che di mini avevano ben poco in cui il Guardian Force di turno sferrava la sua super mossa. Tra Ifrid che si spezzava in due la schiena solo per dare una mazzata ad una meteora e Shiva che se ne stava con la uallera al vento, le battaglie erano un susseguirsi ininterrotto di questi filmati. Del resto, perché non usarli? Sono di gran lunga gli attacchi più potenti del gioco e, finché i G.F. hanno HP, non c’è limite al loro utilizzo. Mentre i filmati venivano riprodotti, Tivo leggeva intere pagine di Harry Potter, senza rendersi conto che questo, in termini di gameplay, era un problema non da poco.
Il Tivo di poco più attempato di cinque anni dopo se ne rende conto con la bocca colma di un sapore amaro, mentre si capacita di non avere più l’età per perdere tempo guardando i soliti filmati, ma neanche per buttare giù un boss a colpi di attacchi che tolgono un quarto degli HP di quanti ne toglie un G.F.


E se già il gameplay era da suicidio, ben presto Tivo si rende conto che la storia, che lui ricordava epica, non è poi questo gran capolavoro. Non tanto per la trama in sé, quanto per il fatto che, dopo il secondo disco, tutto degeneri e gli autori si dimentichino dei personaggi secondari (Irvine? Chi cazzo è Irvine? Quistis CHI?) per lasciare tutto lo spazio a Squall e Rinoa, che saranno anche dei bei personaggi, ma non si azzoppa l’80% del cast per mettere in luce i protagonisti.

Il Tivo tredicenne ripone il cofanetto da quattro dischi con una lacrima amara. Proverà a riavvicinarsi al gioco qualche anno dopo, ma l’opinione non cambierà di una virgola.
Eppure, lui conserva ancora dei bellissimi ricordi di Final Fantasy VIII. È la fregatura (o il merito) dell’infanzia: gli occhi di un bambino stampano i ricordi nel cervello con l’inchiostro indelebile. Cercare di opporsi all’amore che, nonostante tutto, prova ancora per l’avventura di Squall, all’amore che prova per tutta la saga proprio grazie a quel mezzo disastro, è inutile.

Ecco, forse mi rifiuto di odiare Final Fantasy VIII proprio per un senso di gratitudine nei confronti di tutto ciò che l’intera saga mi ha dato.
Perché, se non fosse stato per quel Tivo ingenuo che non si rendeva conto di avere tra le mani un gioco a cui ora darebbe un 5, mi sarei perso le gioie di tutti i capitoli successivi, non mi sarei ritrovato, la settimana scorsa, a scartare con ansia la mia copia di Final Fantasy Type-0.
Quindi non posso fare altro che dire: grazie, Square-Soft, per Final Fantasy VIII.

Però davvero, potevate farlo meglio.


4 commenti:

  1. La ost però é veramente QUALCOSA.
    Ho ancora il Balamb Garden theme nella testa <3

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    1. Per non parlare delle scene in cgi che si univano al gameplay in maniera fluida, al tempo lasciavano veramente a bocca aperta.

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    2. Diciamo che la realizzazione audio-visiva resta sugli alti standard della serie, su questo sono decisamente d'accordo!

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