lunedì 24 dicembre 2012

Un polpo alla gola: Dio mio

Dio mio, Zero ce l'ha fatta. 
Ce l'ha fatta a diventare uno bravo, ma bravo davvero. Oddio, non che la mia opinione faccia di lui un Maestro del balloon riconosciuto a livello internazionale, ma l'odore di pezzo da novanta lo sentirebbe anche uno che di fumetti non capisce un cazzo. Tipo io.


Seconda opera dell'illustre Zerocalcare, Un polpo alla gola, a differenza de La profezia dell'armadillo, non è una serie di mini-storie legate da un tema generale, ma una storia lunga e sostanziosa, divisa in tre capitoli: infanzia, adolescenza ed età adulta. Protagonista è sempre l'autore Zerocalcare, che in questo lavoro narra di come le nostre azioni (e l'effetto che hanno su di noi) possano segnarci per una vita intera.
Più della Profezia dell'Armadillo, il polpo riesce a far ridere, far riflettere e, soprattutto, tenere il lettore incollato alle pagine: laddove nella profezia la suddivisione in mini-storie rendeva più facile lo smettere di leggere, il fatto che nel polpo i nuclei narrativi siano tre (e che la trama, non dimentichiamo, sia molto più coinvolgente) spinge a divorarsi il libro in una giornata.

E specialmente, il finale. Niente spoiler, tranquilli, ma bisogna dire che un finale così non lo vedevo da un po', uno di quei finali che ti lascia senza parole e con una faccia che conviene aspettare cinque minuti prima di sederti a tavola, che se no poi i tuoi ti chiedono cos'hai e si preoccupano.
Per chi l'ha già letto: l'ultima vignetta, l'ultima vignetta vale almeno 8 dei 16 euro del prezzo del volume.

Dai, continua così Zero, sfornane un altro ancora migliore, che poi i lettori ti perdonano se trascuri il blog. 


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