Eccoci qui, a poche ore dall’E3, a parlare di un
argomento… che non c’entra niente con l’E3.
Non temete, SpazioTivo coprirà adeguatamente l’evento
più atteso dell’anno con opportuni articoli a fine fiera.
Ma ora, apriamo un discorso che, più che i
videogiochi, riguarda gli sviluppatori, e la loro voglia di fare.
Insomma, appena avrete letto il titolo, avrete
capito di cosa sto parlando.
Del fatto che The
Witcher 3 è un bel gioco, ma è pieno di bug. Principalmente relativi al
comparto grafico, ma ce ne sono anche alcuni che minano gravemente alla
giocabilità del titolo. E The Witcher 3 non è di certo il primo gioco a
soffrire di questi problemi. Prendiamo, ad esempio, un qualsiasi gioco
Bethesda.
Perché tutti conosciamo Oblivion, Fallout 3, Skyrim, non tanto per la loro qualità,
quanto per la spaventosa mole di bug che li popola. Incastri letali attraverso
pareti o personaggi, missioni che non si attivano, salvataggi partiti e mai ritornati…
in pratica, la fiera del “Trenord si scusa per il disagio”.
Sebbene i bug esistano sin dai tempi di Pong, è innegabile che la loro presenza,
nel corso degli anni, si sia fatta sempre più insistente. Complice,
sicuramente, la marcia implacabile dell’Internet verso le nostre vite da
videogiocatori. Ormai tutto ciò che giochiamo passa attraverso lo stalkerissimo
occhio dell’Internet, e questo è un bene… ma anche un male.
Perché grazie all’Internet un bug improvviso e
gravissimo può essere risolto tramite una patch scaricabile. Ma se ciò non
fosse possibile, credete che gli sviluppatori effettuerebbero i beta-test con
la stessa attenzione?
Ora, chiaramente qui non si vuole accusare nessuno
di negligenza, ma perché proprio da quando gli sviluppatori hanno la
possibilità di distribuire update correttivi i bug sono aumentati di numero?
È possibile che gli sviluppatori abbiano iniziato
a… allentare la cinghia?
Possibile, ma sono sicuro che l’aumento di bug non
sia totalmente dovuto a questo. Prendiamo, ad esempio, Assassin’s Creed Unity, che è uscito e aveva le guardie che
spiccavano il volo verso mete a noi sconosciute oltre i cieli dell’avventura.
Bene, Unity è stato schiavo
soprattutto dei tempi di sviluppo. Il fatto che Assassin’s Creed debba uscire ogni anno forse è una cosa buona per
i fan, ma personalmente lo trovo una condanna. Perché poi si finisce per
consegnare il tema in brutta copia.
Il punto è: allo stato attuale della complessità
del codice di un videogioco medio, non è ammissibile pensare di farne uscire
uno all’anno, senza che questo faccia esplodere le console dei giocatori che,
ricordiamolo, sono quelle persone che pagano per giocare.
È anche vero, certo, che, proprio a causa della
complessità sempre crescente del sorgente di un videogioco moderno, ripulire il
prodotto da ogni bug è sempre più difficile, se non impossibile. Molte le
variabili in gioco, molte le possibilità: è sempre più difficile prevedere ogni
possibile mossa del giocatore.
Ma proprio per questo motivo la fase di test
dovrebbe essere effettuata con più criterio, attenzione e perfezionismo. Dov’è
finita la passione per un prodotto che non solo è bello, ma funziona anche
bene? Eliminare la maggior parte dei bug è possibile, ci sono fior di giochi
complessi e perfettamente funzionanti che lo dimostrano.
Ultimamente, invece, non si fa neanche in tempo a
far uscire un gioco e a ripulirlo dai bug, perché tanto si sta già pensando al
prossimo.
Sì, c’è dell’amarezza in queste parole, perché quello
che traspare, negli ultimi anni, è una passione in fase decrescente degli
sviluppatori verso il loro prodotto, oltre che una mancanza di rispetto verso
il giocatore: non ditemi che sono l’unico offeso dal dilagare dei giochi ad
accesso anticipato, il cui unico scopo è far fare il beta-test a me. Il
giocatore non sembra più essere visto come un dio a cui offrire in sacrificio
un agnello sano e forte, ma come un sempliciotto che si accontenta facilmente.
E questo perché, dannazione, lo siamo.
Tutto questo per dire cosa?
Primo, che i videogiochi sono molto migliorati
nella resa cinematografica, ma peggiorati nell’attenzione per i dettagli.
Secondo, che noi continuiamo a comprarli,
nonostante tutto.
Ma del resto, chi può biasimarci? In fondo siamo
ancora gli stessi bambini che hanno trovato una console sotto l’albero di
Natale e hanno fuso il loro primo gioco, a forza di ricominciarlo.
Compriamo i giochi consapevoli che non saranno
perfetti, solo perché (scusate se è poco) è la nostra passione. Il problema è
che, poi, i giochi non sono perfetti.
Ma una cosa che non dobbiamo fare è
demoralizzarci. Perché le SH che fanno videogiochi per passione ci sono ancora.
Sta a noi accorgersi di loro e dargli la dovuta attenzione.
Bene, dopo questo sproloquio, vi do appuntamento alla
fine dell’E3, per discutere di quello che avremo o non avremo visto (anche se
praticamente hanno già annunciato tutto, “per sbaglio” o meno).
Ci rivediamo dopo l’E3, amici.
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