lunedì 15 giugno 2015

I bug dei giochi... e degli sviluppatori

Eccoci qui, a poche ore dall’E3, a parlare di un argomento… che non c’entra niente con l’E3.
Non temete, SpazioTivo coprirà adeguatamente l’evento più atteso dell’anno con opportuni articoli a fine fiera.
Ma ora, apriamo un discorso che, più che i videogiochi, riguarda gli sviluppatori, e la loro voglia di fare.




Insomma, appena avrete letto il titolo, avrete capito di cosa sto parlando.
Del fatto che The Witcher 3 è un bel gioco, ma è pieno di bug. Principalmente relativi al comparto grafico, ma ce ne sono anche alcuni che minano gravemente alla giocabilità del titolo. E The Witcher 3 non è di certo il primo gioco a soffrire di questi problemi. Prendiamo, ad esempio, un qualsiasi gioco Bethesda.
Perché tutti conosciamo Oblivion, Fallout 3, Skyrim, non tanto per la loro qualità, quanto per la spaventosa mole di bug che li popola. Incastri letali attraverso pareti o personaggi, missioni che non si attivano, salvataggi partiti e mai ritornati… in pratica, la fiera del “Trenord si scusa per il disagio”.

Sebbene i bug esistano sin dai tempi di Pong, è innegabile che la loro presenza, nel corso degli anni, si sia fatta sempre più insistente. Complice, sicuramente, la marcia implacabile dell’Internet verso le nostre vite da videogiocatori. Ormai tutto ciò che giochiamo passa attraverso lo stalkerissimo occhio dell’Internet, e questo è un bene… ma anche un male.
Perché grazie all’Internet un bug improvviso e gravissimo può essere risolto tramite una patch scaricabile. Ma se ciò non fosse possibile, credete che gli sviluppatori effettuerebbero i beta-test con la stessa attenzione?


Ora, chiaramente qui non si vuole accusare nessuno di negligenza, ma perché proprio da quando gli sviluppatori hanno la possibilità di distribuire update correttivi i bug sono aumentati di numero?
È possibile che gli sviluppatori abbiano iniziato a… allentare la cinghia?
Possibile, ma sono sicuro che l’aumento di bug non sia totalmente dovuto a questo. Prendiamo, ad esempio, Assassin’s Creed Unity, che è uscito e aveva le guardie che spiccavano il volo verso mete a noi sconosciute oltre i cieli dell’avventura. Bene, Unity è stato schiavo soprattutto dei tempi di sviluppo. Il fatto che Assassin’s Creed debba uscire ogni anno forse è una cosa buona per i fan, ma personalmente lo trovo una condanna. Perché poi si finisce per consegnare il tema in brutta copia.
Il punto è: allo stato attuale della complessità del codice di un videogioco medio, non è ammissibile pensare di farne uscire uno all’anno, senza che questo faccia esplodere le console dei giocatori che, ricordiamolo, sono quelle persone che pagano per giocare.

È anche vero, certo, che, proprio a causa della complessità sempre crescente del sorgente di un videogioco moderno, ripulire il prodotto da ogni bug è sempre più difficile, se non impossibile. Molte le variabili in gioco, molte le possibilità: è sempre più difficile prevedere ogni possibile mossa del giocatore.
Ma proprio per questo motivo la fase di test dovrebbe essere effettuata con più criterio, attenzione e perfezionismo. Dov’è finita la passione per un prodotto che non solo è bello, ma funziona anche bene? Eliminare la maggior parte dei bug è possibile, ci sono fior di giochi complessi e perfettamente funzionanti che lo dimostrano.


Ultimamente, invece, non si fa neanche in tempo a far uscire un gioco e a ripulirlo dai bug, perché tanto si sta già pensando al prossimo.
Sì, c’è dell’amarezza in queste parole, perché quello che traspare, negli ultimi anni, è una passione in fase decrescente degli sviluppatori verso il loro prodotto, oltre che una mancanza di rispetto verso il giocatore: non ditemi che sono l’unico offeso dal dilagare dei giochi ad accesso anticipato, il cui unico scopo è far fare il beta-test a me. Il giocatore non sembra più essere visto come un dio a cui offrire in sacrificio un agnello sano e forte, ma come un sempliciotto che si accontenta facilmente.
E questo perché, dannazione, lo siamo.


Tutto questo per dire cosa?
Primo, che i videogiochi sono molto migliorati nella resa cinematografica, ma peggiorati nell’attenzione per i dettagli.
Secondo, che noi continuiamo a comprarli, nonostante tutto.
Ma del resto, chi può biasimarci? In fondo siamo ancora gli stessi bambini che hanno trovato una console sotto l’albero di Natale e hanno fuso il loro primo gioco, a forza di ricominciarlo.
Compriamo i giochi consapevoli che non saranno perfetti, solo perché (scusate se è poco) è la nostra passione. Il problema è che, poi, i giochi non sono perfetti.
Ma una cosa che non dobbiamo fare è demoralizzarci. Perché le SH che fanno videogiochi per passione ci sono ancora. Sta a noi accorgersi di loro e dargli la dovuta attenzione.


Bene, dopo questo sproloquio, vi do appuntamento alla fine dell’E3, per discutere di quello che avremo o non avremo visto (anche se praticamente hanno già annunciato tutto, “per sbaglio” o meno).

Ci rivediamo dopo l’E3, amici.

Nessun commento:

Posta un commento