lunedì 20 aprile 2015

Max Payne 3 e l'eterno dilemma del "more of the same"

“Per come la vedo io, esistono due generi di persone: quelli che passano la vita a costruirsi un futuro e quelli che la trascorrono a ricostruire il passato. Per troppo tempo io ero rimasto nel mezzo, nascosto nell'ombra.”
Così recita lo stesso Max Payne, in un capitolo di Max Payne 3, nonché nel trailer ufficiale del gioco. E, ironia della sorte, è una frase che descrive perfettamente l’essenza di questo capitolo e della serie di cui porta il nome.





Giocando all’ultimo episodio delle (dis)avventure dell’ex poliziotto che tutti amiamo per la sua allegria e il suo senso dell’umorismo, non si può fare a meno di notare come la serie sia rimasta saldamente ancorata ai due capitoli precedenti, ma allo stesso tempo cerchi di protendersi verso il futuro, senza però avvicinarglisi troppo.
Che cos’è Max Payne 3? È esattamente quello che furono, ai tempi, Max Payne e Max Payne 2: una lunga, lunghissima serie di sparatorie, contro un crescente numero di nemici sempre più armati e sempre più incazzati, da affrontare a colpi di Bullet Time e antidolorifici. Niente di più, niente di meno: il gioco che ha inventato lo sparatutto in terza persona non poteva certo concedersi troppe derivazioni dal concept originale. Una spirale di eventi che trascina il malinconico Payne in una tempesta di pallottole per ognuno dei quattordici capitoli che compongono il gioco, fino a raggiungere, se giocato in modalità Difficile, un picco di longevità decisamente alto per uno sparatutto. A questo vanno aggiunte le modalità aggiuntive, come "Ultimo respiro", e la canonica raccolta di collezionabili.
È chiaro, quindi, che chi non ama sparare non si divertirà affatto con Max Payne 3. Ma chi non ha questi preconcetti cosa può trovare?


Innanzitutto una scrittura che non delude neanche in questo capitolo: chiunque abbia giocato a un solo episodio della serie sa benissimo che la bellezza del gioco è fatta per il 50% dalle sparatorie e per il 50% dai monologhi del protagonista. In MP3 gli autori continuano la tradizione e si confermano maestri della scrittura noir, sebbene di noir questo MP abbia ben poco, rimpinguando a sufficienza la pagina Wikiquote della serie. La trama, action che più action non si può, è solo un pretesto per mettere in luce il protagonista, a tutt’oggi uno dei migliori personaggi del mondo videoludico, impegnato, in questo capitolo, ad affrontare il nemico più terribile che si sia mai ritrovato contro: se stesso.


Secondariamente (anche se per importanza è al pari della scrittura), Max Payne 3 è un TPS fatto come Dio comanda. Una IA nemica eccellente, uno sconfinato arsenale di armi ricostruite con grande cura (ma con il mirino laser più inutile dell’universo, non so cosa avessero in mente quando l’hanno concepito), un bullet time che non è mai stato così spettacolare. Perché l’obiettivo di Max Payne 3 è proprio questo: lo spettacolo. Rallentare il tempo mentre ci si tuffa (letteralmente) dietro un riparo, facendo strage di nemici in quei pochi decimi di secondo, mentre la voce di Max Payne, fuori campo, racconta il tutto nel modo più badass possibile.
Max Payne 3 è quello che Max Payne e Max Payne 2 avrebbero voluto essere, ma che non hanno potuto: un film d’azione americanissimo ad alto budget, con effetti speciali a profusione, sparatorie a non finire e un protagonista tormentato in cerca di redenzione. I capitoli precedenti erano questo, ma senza quella spettacolarità che solo la scorsa generazione di console ha potuto permettere. Ed è divertente, decisamente divertente, anche se nelle ultime fasi si comincia a sentire un po’ di stanchezza (e la stessa fase finale non è delle meglio riuscite).


Eppure, anche se con MP3 ci si diverte, non si può fare a meno di chiedersi quanto si possa andare avanti con il fantomatico “More of the Same”.
Perché, salvo l’inevitabile introduzione della mira alle spalle del protagonista, Max Payne è lo stesso identico gioco da anni. Questo intendevo con la citazione con cui ho aperto il post: Max Payne sembra essersi fermato a metà tra passato e futuro, fedelmente incatenato alla sua struttura super lineare da un lato, ma proteso verso la spettacolarizzazione, caratteristica che più rappresenta il futuro dell’industria dei videogiochi, dall’altro. Ma nel mezzo, volendo proseguire la citazione, si resta “nascosti nell’ombra”: del resto, questo terzo capitolo non ha avuto un impatto così forte sul pubblico, come lo è stato il primo.
Max Payne deve rinnovarsi? Non saprei. Perché se da un lato le continue sparatorie cominciano ad annoiare, dall’altro si rischierebbe di trasformare la serie in un altro gioco. E del resto, Max Payne 3 è un gioco valido, e dimostra che il cambiamento, per questa volta, non era necessario. Ma si potrà dire lo stesso per un eventuale Max Payne 4?


VOTO: 8

PS: ho volutamente sorvolato sulla componente multiplayer perché ormai i server sono semi-deserti. Un vero peccato, perché l'implementazione del Bullet Time era davvero interessante.



Nessun commento:

Posta un commento